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    Carlo Gualtiero Sorcinelli (Porto Recanati (Macerata), 27.2.1920 – Mare, 10.4.1944)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Porto Recanati (Macerata), 27.2.1920 – Mare, 10.4.1944)


    Nacque a Porto Recanati il 27 febbraio 1920, figlio di Oscar Renato e Lidia Mangarini. Si arruolò nella Regia Marina nel 1938, iniziando a frequentare la Regia Accademia Navale di Livorno, compiendo alcune crociere di addestramento a bordo della nave scuola Cristoforo Colombo. Uscì dall’Accademia il 28 agosto 1941 con il grado di guardiamarina, imbarcandosi sull’incrociatore leggero Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e poi sul cacciatorpediniere Camicia Nera. Divenuto sottotenente di vascello, dal maggio al settembre 1943 prestò servizio sulla nave scuola Amerigo Vespucci. Sbarcato per divenire insegnante presso l’Accademia Navale, dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 iniziò a combattere contro i tedeschi. Già decorato sul campo con una Medaglia di bronzo e due Croci di guerra al valor militare, fu assegnato al Gruppo Mezzi d’Assalto, e poi trasferito in dicembre alla flottiglia MAS de La Maddalena, per assumere il comando del MAS 505.
    Il 10 aprile 1944, mentre a bordo del suo M.A.S. 505 stava navigando alla volta di Bastia, per svolgere una missione di collegamento fu ucciso da alcuni marinai ammutinatisi. I sottufficiali Giuseppe Cattaneo e Adelchi Vedana, e i sottocapi Antonio Cesare Dorio, Egidio Silvestri e Federico Azzalin Altovillo si impossessarono dell’unità con le armi, e, oltre a lui uccisero anche il tenente di vascello Primo Sarti, e il capitano di fregata Marcello Pucci Boncambi, ferendo anche un altro sottufficiale, e diressero poi per Porto Santo Stefano, dove consegnarono il MAS ai tedeschi. Questi ultimi disposero che le salme dei tre ufficiali fossero tumulate nel cimitero di Orbetello con tutti gli onori militari, alla presenza di un picchetto armato italo-tedesco. Tutti e tre gli ufficiali furono successivamente decorati con la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
    Appena saputo del fatto il principe Junio Valerio Borghese, comandante della X MAS della Marina Nazionale Repubblicana, diede ordine di arrestare e processare gli esecutori materiali dell’assassinio, ma essi erano già stati scarcerati dai tedeschi, malgrado le furiose proteste della marina della RSI, dopo aver passato un breve periodo di detenzione nel carcere di Perugia. Dopo la fine della guerra la sua salma venne esumata il 10 luglio 1945 e sottoposta ad autopsia, e il processo agli autori materiali, nel frattempo emigrati nelle Americhe, iniziò  a La Spezia il 23 maggio 1947. Dopo undici anni, i due autori principali del fatto, Giuseppe Cattaneo e Federico Azzalin Altovillo, furono condannati a trenta anni di carcere, che per effetto delle varie amnistie e condoni si ridussero a due.
    A Carlo Sorcinelli è stata intitolata una via di Taranto.

    Onorificenze
    – Medaglia d’oro al valor militare  con la seguente motivazione: «Giovane ufficiale già distintosi per coraggio ed abnegazione in precedenti fatti d’arme, in comando di M.A.S. che si trasferiva in base navale avanzata, veniva aggredito insieme ad altri due ufficiali da elementi faziosi che con armi alla mano intimavano di cedere alloro intendimento di consegnare l’unità al nemico oppressore della Patria- divisa. Malgrado la difficile situazione del momento e sebbene gli altri due ufficiali fossero già caduti, affrontava coraggiosamente gli aggressori, ma dopo impari lotta corpo a corpo, cadeva a sua volta colpito al petto da raffica di fucile mitragliatore, vittima del profondo senso di dedizione al dovere. Sacrificando se stesso riaffermava le più nobili tradizioni dell’onore militare e riscattava dall’onta la propria unità. Mar Tirreno, 10 aprile 1944». — Decreto del Capo Provvisorio dello Stato 15 agosto 1947.
    – Medaglia di bronzo al valore militare con la seguente motivazione: «Ufficiale di rotta di cacciatorpediniere di scorta a convoglio, nel corso di un aspro combattimento notturno contro superiori forze navali nemiche, disimpegnava il suo compito con sereno coraggio e perizia professionale. Nonostante l’intenso fuoco avversario, coadiuvava validamente il comandante nell’attacco contro un gruppo di cacciatorpediniere e un incrociatore che, colpito da siluro, esplodeva affondando rapidamente. Canale di Sicilia, notte del 2 dicembre 1942». — Regio Decreto 2 giugno 1944.
    – Croce di guerra al valor militare con la seguente motivazione: «Imbarcato su incrociatore, colpito durante una missione di scorta a convoglio, da offesa subacquea nemica, spontaneamente si offriva con serena fermezza ed elevato senso del dovere, di recarsi nei locali inferiori della nave parzialmente allagati per contribuire al governo dell’unità con mezzi di fortuna, rimanendo per un’intera notte e, malgrado o sprigionarsi di gas tossici, nell’assolvimento del suo difficile compito.» — Determinazione 1° aprile 1942.
    Croce di guerra al valor militare con la seguente motivazione: «Ufficiale di rotta di C.T., di scorta a convoglio, durante un violento attacco di aerei nemici che da bassa quota mitragliavano l’unità, provocando numerosi feriti tra il personale a lui vicino, adempiva efficacemente con sereno coraggio ed alto senso del dovere i suoi compiti e provvedeva con perizia alla continuazione del servizio nonostante le avarie verificatesi durante la navigazione.» — Determinazione del 14 gennaio 1943.

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    Carlo Alberto Quigini Puliga (Casale Monferrato (AL), 9.5.1840 – Camogli (GE), 11.4.1913)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Casale Monferrato (AL), 9.5.1840 – Camogli (GE), 11.4.1913)

    Nacque a Casale Monferrato il 9 maggio 1840, figlio di Pietro e Angelina Chionio Nuvoli. Nel 1853 venne ammesso a frequentare la Regia Scuola di Marina, conseguendo la nomina a guardiamarina di seconda classe nel 1857, e di prima classe nel 1859. Partecipò alla campagna navale del 1860-1861 imbarcato dapprima sulla corvetta a ruote Governolo, e poi sulla pirofregata Vittorio Emanuele, venendo decorato con una medaglia d’argento al valor militare per essersi distinto nei combattimenti sul Garigliano e a Mola di Gaeta. Il 1° settembre 1860 venne promosso sottotenente di vascello, e luogotenente di vascello di seconda classe il 1° ottobre 1862. Nel 1866, durante la terza guerra d’indipendenza italiana, partecipò alla campagna navale contro l’Austria imbarcato sulla fregata a elica Italia e poi sul pirovascello Re Galantuomo. Promosso capitano di fregata il 1° marzo 1876, fu imbarcato sulla nuova nave da battaglia Caio Duilio, e poi sull’avviso Marcantonio Colonna durante la crisi in Egitto del 1880-1881. Divenuto capitano di vascello il 1° marzo 1885, fu comandante dell’ariete corazzato Affondatore (1885-1887), della fregata a elica Maria Adelaide e della nave da battaglia Lepanto. Capo di stato maggiore del 1° Dipartimento marittimo di La Spezia, venne promosso contrammiraglio il 16 febbraio 1893 e assunse il comando della 2ª Divisione della Squadra navale che fu attiva dal 1895 al 1896. Il 16 aprile 1896 fu promosso viceammiraglio, e assunse il comando militare marittimo della piazzaforte de La Maddalena, e nel 1897 fu comandante superiore del C.R.E..[Il 1 luglio 1898 fu nominato sottosegretario di stato alla Marina, incarico che mantenne fino al 29 luglio 1900. Successivamente fu vicepresidente del Consiglio superiore di Marina, comandante in capo del 2° Dipartimento militare marittimo di Napoli (1901-1903) e del 1° Dipartimento militare marittimo di La Spezia (1903-1905). Lasciato il servizio attivo nel 1905, fu nominato Senatore del Regno d’Italia il 4 marzo dello stesso anno.
    E’ deceduto a Camogli l’11 aprile 1913.

    Onorificenze
    – Medaglia d’argento al valor militare: «Per essersi distinto nei fatti d’arme del Garigliano e di Mola di Gaeta.» — Regio Decreto 17 novembre 1860.
    – Cavaliere dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro — 8 giugno 1879.
    – Ufficiale dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro — 2 giugno 1887.
    – Commendatore dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro — 10 dicembre 1891.
    – Grande Ufficiale dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro — 9 giugno 1904.
    – Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia — 30 maggio 1884.
    – Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia — 7 dicembre 1890.
    – Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia decorato di Gran Cordone — 24 dicembre 1896.
    – Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia — 4 maggio 1905.
    – Medaglia commemorativa delle campagne delle guerre d’indipendenza con fascette 1860-1861 e 1866.
    – Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia.
    Croce d’oro per anzianità di servizio.

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    Armando Crisciani (Trieste, 18.3.1902 – Mare, 3.4.1941)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Trieste, 18.3.1902 – Mare, 3.4.1941)

     

    Nacque a Trieste il 18 marzo 1902. Dopo aver conseguito il diploma di capitano marittimo presso l’Istituto Nautico della sua città natale, nel 1922 fu chiamato a prestare servizio militare di leva nella Regia Marina, frequentando il corso per ufficiali di complemento presso la Regia Accademia Navale di Livorno. Nominato guardiamarina nel 1923 prestò servizio su varie unità della Squadra navale. Posto in congedo per fine del periodo di ferma nel novembre dello stesso anno, venne iscritto nei ruoli della Riserva Navale, e nel 1931 fu promosso sottotenente di vascello. Quattro anni dopo fu richiamato in servizio attivo per esigenze eccezionali, partecipando alle operazioni militari in Spagna e nel corso delle operazioni di occupazioni dell’Albania (aprile 1939). In quello stesso anno fu promosso tenente di vascello.
    All’atto dell’entrata in guerra del Regno d’Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, partecipò alle operazioni belliche nelle acque dell’A.O.I., in qualità di vicecomandante del regio cacciatorpediniere Daniele Manin in forza alla 3ª Squadriglia di stanza nel Mar Rosso. Il 3 aprile 1941, il Daniele Manin, insieme ad altre unità, partecipò al tentativo diretto su Porto Sudan e durante la navigazione sull’obiettivo, l’unità venne sottoposta ad incessanti attacchi aerei, che la danneggiarono gravemente, immobilizzandola e allora il comandante, Araldo Fadin, ne ordinò l’autoaffondamento per evitarne la cattura. Rimasto al suo posto fino all’ultimo, già salvo su uno zatterino, si offrì volontario di ritornare a bordo per predisporre le cariche esplosive insieme al sottocapo silurista Ulderico Sacchetto e al direttore di macchina Rodolfo Batageli. Tutti e tre rimasero uccisi quando il cacciatorpediniere si capovolse ed affondò. Una via di Trieste e una Roma portano il suo nome. Per questo suo atto eroico fu insignito di Medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione:
    «Ufficiale in seconda di Cacciatorpediniere dislocato in mari lontani dalla Patria, prendeva parte al disperato tentativo di attacco a base navale avversaria, durante il quale l’unità veniva sottoposta ad incessanti attacchi aerei che la danneggiavano gravemente fino a renderla inerme relitto in fiamme. Durante disperate ore di lotta coadiuvava efficacemente il Comandante gravemente ferito ed abbandonava tra gli ultimi la nave. Assillato dal timore che l’ordine di affondare la nave non avesse ancora esecuzione, tornava a bordo – malgrado il mitragliamento di aerei che la sorvolavano – per affrettarne la fine e scompariva in mare con essa nel generoso tentativo. Esempio di elevate virtù militari e profondo senso del dovere. Mar Rosso, 3 aprile 1941». — Decreto del Presidente della Repubblica 6 dicembre 1947.

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    3.4.1941, affondamento della regia nave Daniele Manin
    di Antonio Cimmino


    Il 2 aprile 1941 cinque cacciatorpediniere (Battisti, Sauro, Manin, Leone e Pantera) salparono da Massaua. Auto affondatosi il Battisti per un’avaria, i rimanenti 4 cacciatorpediniere furono attaccati, ad ondate successive, da 70 bombardieri Bristol Ben e aerosiluranti Fairey Sworfish. Dopo strenua difesa con le mitragliere di bordo di piccolo calibro (13,2,mm.), il Manin fu centrato da 2 bombe da 224 chili, fu immobilizzato e si preparò all’auto affondamento. Con l’esplosione lo scafo si capovolse, spezzandosi in due ed affondò.

    Persero la vita, in fondo al mare, circa 35 uomini dell’equipaggio.
    Era il 3 aprile 1941.

    PER GRAZIA RICEVUTA
    Fra i superstiti ci fu il Marinaio cannoniere O. Valentino Vuolo, matricola 28508, successivamente decorato con medaglia di Benemerenza Volontari di Guerra.

    Caratteristiche tecniche regio cacciatorpediniere Manin
    Cacciatorpediniere varato a Fiume il 1° maggio 1927.
    Dislocamento: 1.580 tonn.
    Lunghezza: 90,7 metri.
    Larghezza: 9,2 metri.
    Immersione: 3,7 metri.
    Apparato motore: 3 caldaie, 2 turbine, 2 eliche.
    Potenza: 38.000 HP.
    Velocità: 35 nodi.
    Armamento: 4 cannoni da 102/45 mm., 4 cannoni da 40/39 mm., 6 tubi lanciasiluri da 533 mm, 52 mine.
    Equipaggio: 145 uomini.
    Motto: Foco sopra foco s’ha da vincere o morir.
    Fu affondato il 3 aprile 1941 da un attacco aereo inglese presso Gedda (Mar Rosso) mentre tentava, con altre unità, un’incursione su Port Sudan.

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    Gennaro Maffettone (Napoli, 26.4.1918 – Mare, 14.7.1942)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Napoli, 26.4.1918 – Mare, 14.7.1942)

    Nacque a Napoli il 26 aprile 1918. Allievo all’Accademia Navale di Livorno dall’ottobre 1936, nel gennaio 1940 conseguì la nomina a Guardiamarina stando imbarcato sulla nave da battaglia Conte di Cavour. Con l’entrata in guerra dell’Italia, a domanda, fu destinato nell’Arma subacquea ed inviato presso la base atlantica di Betasom a Bordeaux (Francia), con imbarco sul sommergibile Calvi, con il quale partecipò all’affondamento di 5 navi mercantili, per un totale di 34.183 tsl, un probabile danneggiamento di un sesto mercantile di 10.000 tsl, ed al danneggiamento di un settimo mercantile.
    Il 2 luglio 1942 il sommergibile Calvi partì per la sua ultima missione, al comando del capitano di fregata Primo Longobardo.
    Il 14 luglio l’unità si mise alla ricerca del convoglio «SL. 115» (Sierra Leone-Regno Unito con quattro unità di scorta); lo avvistò nella serata del giorno successivo ma fu rilevato dal radar delle navi britanniche, una delle quali, lo sloop-of-war Lulworth (l’ex cutter della USCG Chelan da 1.500 t), lo attaccò costringendolo all’immersione rapida a 90 metri[2]. Le tre successive scariche di bombe di profondità provocarono seri danni al Calvi, che sprofondò sino a circa 200 metri sbandato ed in via di allagamento, rischiando la distruzione: il comandante Longobardo ordinò allora l’emersione per tentare di reagire coi cannoni ed intanto allontanarsi. Il sommergibile fu illuminato dai proiettori e le mitragliere del Lulworth falcidiarono i serventi del cannone poppiero del Calvi, che reagì lanciando due siluri con i tubi di poppa, ma inutilmente; la nave inglese cercò di speronare il sommergibile e la terza volta ne distrusse l’elica sinistra, bloccandolo. A quel punto, con il sommergibile immobilizzato e in fiamme ed i cannoni ormai funzionanti a fatica, il comandante Longobardo ordinò di autoaffondare ed abbandonare il sommergibile, ma subito dopo fu ucciso, assieme all’ufficiale di rotta, sottotenente di vascello Guido Bozzi, da una scarica di mitragliatrice. Poco dopo morì anche Maffettone, colpito da una cannonata, mentre stava dirigendo il tiro del cannone poppiero. Il suo corpo non venne più trovato. Il sommergibile scomparve sotto la superficie alle 00.27 del 15 luglio, a circa 480 miglia al sud dell’Isola San Miguel delle Azzorre, portando con sé più di metà dell’equipaggio.
    A lui e al comandante Primo Longobardo furono concesse la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, mentre alla memoria del capitano GN Aristide Russo e del 2° capo Pietro Bini fu invece conferita la Medaglia d’argento.

    Onorificenze
    Medaglia d’oro al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro al valor militare «Giovane ufficiale imbarcato a domanda sin dall’inizio delle ostilità su sommergibile oceanico, si distingueva per slancio, capacità e sereno coraggio durante numerose e lunghe missioni di guerra spesso coronate da successo. Compiva sempre a bordo della stessa unità, prima in qualità di Ufficiale di Rotta e quindi come Ufficiale in seconda, circa ottomila ore di moto, con un totale di naviglio avversario affondato di 62.680 tonnellate. Nel corso di attacco a convoglio fortemente scortato, l’unità veniva avvistata e sottoposta a dura caccia da parte di forze preponderanti. Costretta ad emergere per i gravi danni subiti, impegnava impari ed aspro combattimento in superficie contro l’unità attaccante reagendo con il fuoco di tutte le sue armi e con i siluri. Caduto il Comandante e falcidiata la maggior parte degli uomini in coperta, mentre l’unità più volte colpita era in preda ad incendio, con mirabile spirito aggressivo seguitava a dirigere il tiro del pezzo di poppa incitando l’equipaggio alla resistenza estrema, fino a che mortalmente colpito dal ravvicinato e nutrito fuoco avversario, scompariva in mare dopo aver dato tutto se stesso per la grandezza della Patria. Oceano Atlantico, 16 giugno 1940 – 14 luglio 1942.» — Decreto del Presidente della Repubblica 11 aprile 1951.

    Medaglia di bronzo al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare
    «Ufficiale imbarcato su sommergibile oceanico, in missione di guerra in Atlantico, coadiuvava con entusiasmo, coraggio e noncuranza del pericolo, il comandante nell’affondamento di cinque navi mercantili nemiche per oltre 47.000 tonnellate di stazza. Oceano Atlantico, 5 marzo -29 aprile 1942.» — Regio Decreto 17 agosto 1942.

    Croce di guerra al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Croce di guerra al valor militare
    «Imbarcato su sommergibile, nel primo anno del conflitto 1940-1943 partecipava a numerose, dure missioni di guerra in acque fortemente contrastate dall’avversario. In ogni circostanza dimostrava sereno coraggio ed elevato sentimento del dovere. Mediterraneo, Atlantico, 10 giugno 1940-9 giugno 1941.»

    Croce di guerra al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Croce di guerra al valor militare
    «Ufficiale in 2ª di sommergibile, animato da costante volontà combattiva ed alto spirito di sacrificio, nel terzo anno del conflitto 1940-1943 partecipava a rischiosa missione di guerra in acque aspramente contrastate dall’avversario. Scompariva in mare in seguito all’affondamento, in combattimento, della propria unità, lasciando esempio di elevato sentimento del dovere. Atlantico, 10 giugno-15 luglio 1942.»

    (*) per conoscere le altre sua ricerche digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

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    26.4.1931, varo della regia nave Folgore

    di Carlo Di Nitto

    Il regio cacciatorpediniere Folgore (2°), classe “Dardo”, dislocava 1920 tonnellate. Costruito nei Cantieri delle Officine e Cantieri Partenopei di Napoli, era stato impostato il 30 gennaio 1930, varato il 26 aprile 1931 ed era entrato in servizio dal °1 luglio 1932.
    Affondò alle ore 01.16 del 2 dicembre 1942 in combattimento contro unità britanniche nel Canale di Sicilia.
    Era partito il mattino del 1° dicembre da Palermo, insieme con altri due cacciatorpediniere e due torpediniere, di scorta ad un convoglio di quattro navi dirette a Biserta. Nella notte il convoglio venne attaccato nel Canale di Sicilia da una superiore formazione britannica composta da tre incrociatori e due caccia. Il FOLGORE, portatosi all’attacco eseguì il lancio di due salve di siluri, ma investito su due lati dal fuoco nemico, nonostante fosse in preda alle fiamme, continuò a sparare sino ad esaurire tutte le munizioni delle riservette del calibro principale, poi si capovolse ed affondò nel punto 37°43′ N e 11°16′ E, nella zona nota con il nome di “Banco di Skerki”.
    Nell’affondamento portò con sé 124 Marinai che costituivano oltre metà dell’equipaggio.
    Alla memoria del comandante, CC. Ener Bettica. fu conferita la Medaglia d’oro al Valor Militare.
    Il suo motto fu “Fulgur in hostem” (come folgore sul nemico)
    ONORE AI CADUTI !

    di Lucia Guazzoni
    (1 dicembre 2013)

    …riceviamo e pubblichiamo la commovente “testimonianza”, per non dimenticare mai.

    Regio Cacciatorpediniere Folgore
    La “rotta della morte”: gli equipaggi delle navi che attraversavano il mare per raggiungere la Tunisia, durante l’ultima Guerra, sapevano che la strada da percorrere portava un nome poco simpatico, la Rotta della Morte.
    L’Ammiraglio inglese Cunnigan, Comandante della flotta inglese nel Mediterraneo, scrisse nelle sue memorie: “E’ sempre stato per me fonte di meraviglia il modo in cui i marinai italiani continuavano ad operare con le loro navi…..soggetti ad attacchi navali, subacquei, bombardieri, aerosiluranti, mine vaganti e magnetiche per tutta la rotta…”
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    Questa è la storia del convoglio H, partito in data 1-12-1942 e mai più tornato.
    Il convoglio era formato da quattro mercantili e una scorta composta dal CT DARECCO, il CT CAMICIA NERA, il CT FOLGORE (sul quale era imbarcato mio padre, Edgardo Guazzoni, come Secondo Capo di Macchina) la Torp. CLIO e la Torp. PROCIONE.
    L’ordine di operazione era preciso: in caso di incontro con navi nemiche le siluranti di scorta dovevano andare all’attacco del nemico impegnandolo a fondo e coprendo il convoglio con nebbia, mentre le unità mercantili dovevano assumere, anche senza ordini, la rotta più rapida di allontanamento. Il FOLGORE e il CLIO dovevano restare col convoglio.
Il nemico intercettò il convoglio alle ore 00.37 del 2-12-1942 e affondò immediatamente un mercantile carico di munizioni. Mentre il resto del convoglio cercava di invertire la rotta, venne esteso l’ordine anche al FOLGORE e al CLIO di attaccare.
Il Cap. di Corvetta ENER BETTICA con il CT FOLGORE diresse all’attacco senza nemmeno aspettare l’ordine generale. A soli 1000 metri dal nemico lanciò da destra la prima salva di siluri, poi accostò per disimpegnarsi ma visto l’altro incrociatore inglese, tornò sulla sinistra e lanciò altri tre siluri. Assunse quindi la rotta di allontanamento, aprendo il fuoco con tutte le artiglierie.

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    Il FOLGORE navigava con gli incendi che divampavano a poppa, con la prora dilaniata dagli scoppi ma continuava a combattere. Era inquadrato da cinque o sei proiettori, illuminato dal susseguirsi dei bengala, crivellato da proiettili di ogni genere.
    Mentre il Comandante dava l’abbandono nave e controllava che tutti i suoi uomini fossero fuori bordo, contrariamente a quello che tutti raccontarono in seguito, riprese il timone della sua nave. Era ferito e sanguinava dalla fronte, mio padre fu forse l’ultimo a vederlo perchè era tornato indietro a prendere dalla sua cabina i suoi oggetti personali, era il suo compleanno e quindi ci teneva particolarmente e il Comandante lo incitò. “Che ci fai ancora qui, Guazzoni? Via, via, a mare!”
 E mentre mio padre si buttava e raggiungeva a nuoto i superstiti, aggrappati ai salvagenti, il Comandante eseguì l’ultima manovra: il FOLGORE affondò di prua, entrando in acqua con tutte le luci accese e le sirene spiegate e scivolò accanto ai suoi uomini che lo seguirono con gli occhi fino a che poterono, la gola chiusa dalla commozione.

    I superstiti rimasero in acqua fino al giorno 4-12-1942, sospinti dalle correnti verso le coste della Sardegna, silenziosi e inermi, chiudendo la bocca ai feriti per non farsi intercettare dalle navi inglesi che battevano la zona in cerca di naufraghi.
    Furono finalmente avvistati da un aereo di ricerca e tratti a bordo del Partenope partito da Trapani.
    Il convoglio H fu completamente distrutto. Il Darecco e il Clio subirono danni e perdite ma tornarono in porto da soli. Il Camicia Nera era rientrato prima di tutti, dopo aver sparato tutti i suoi siluri. Col FOLGORE perirono 4 Ufficiali, 13 Sottufficiali e 117 Marinai.
    Mio padre fu uno dei superstiti, decorato con Croce al Valore e Croce di Guerra e quella tragedia lo segnò per sempre. A parte fisicamente, che portò i dolori alle ossa per la lunga permanenza in mare per tutta la vita, ma fu psicologicamente che fu provato. Continuò a combattere, tornò ad imbarcarsi, perché quel tipo di uomini non si tirano indietro, ma l’immagine del FOLGORE che si inabissa, con le luci accese e le sirene spiegate e lo sguardo del Comandante Bettica che fino all’ultimo si preoccupava per i suoi uomini, quello non l’ha mai dimenticato.


    Oggi è il 2 Dicembre, sarebbe il compleanno di mio padre, se fosse ancora vivo. E sarà l’anniversario di una pagina di storia del mare e di gloria che purtroppo non viene insegnata a scuola, così che i nostri figli, e i figli dei figli non sapranno mai di cosa sono stati capaci i loro nonni e bisnonni.
    Ma io sono viva, io ricordo, io voglio che la mia memoria non vada perduta!

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    ALTRE TESTIMONIANZE

    2.12.1942, Francesco Santoro (a cura Antonio Cimmino)




    Il cacciatorpediniere Folgore faceva parte di un convoglio formato da 9 navi con un totale di 3.300 marinai e soldati imbarcati. 
Furono attaccati da soverchianti forze inglesi, il convoglio fu distrutto e trovarono la morte 2.200 uomini nel Canale di Sicilia – Banco di Sherki.
    Il regio cacciatorpediniere Folgore fu affondato il 2.12.1942 nel Canale di Sicilia dagli incrociatori inglesi Aurora, Argonauta e Sirius nella cosiddetta “Battaglia dei Convogli”.
Scomparvero in mare 123 uomini dell’equipaggio su un totale di 165 compreso il Comandante Bettiga decorato con Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Il cacciatorpediniere Folgore faceva parte di un convoglio formato da 9 navi con un totale di 3.300 marinai e soldati imbarcati. 
Furono attaccati da soverchianti forze inglesi, il convoglio fu distrutto e trovarono la morte 2.200 uomini nel Canale di Sicilia – Banco di Sherki

    Francesco Santoro, Marinaio segnalatore di Avola (SR), classe 1925, matricola 68482 riuscì a salvarsi.
 Per il suo coraggioso comportamento fu decorato con Croce di Guerra al Valor Militare e Croce al Merito di Guerra con la seguente motivazione:
    “Imbaracato sul cacciatorpediniere impegnato in combattimento notturno contro forte formazione navale, si adoperava efficacemente per soccorrere i feriti e contribuiva ai tentativi di estinzione dell’incendio causato dal tiro di artiglieria, cooperando a vuotare le riservette di munizioni.
Dopo l’affondamento dell’unità, cedeva volontariamente ad un compagno esausto di forze il posto in zattera, dimostrando elevato spirito di altruismo”.
    Circa 2.200 Marinai non ritornarono invece all’ormeggio e adesso riposano in pace fra i flutti e le onde…
    Banca della memoria per non dimenticare mai.

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    Marino Bello
    di Antonio Cimmino

    Nasce il 30 giugno 1919 ad Alesano (Lecce) di Orazio e di Colaci Pasqualina.
    Arruolato giovanissimo nella Regia Marina è nominato Sergente con la qualifica di Furiere.
    La sua storia si intreccia con il regio cacciatorpediniere Folgore.
    Questa unità fu varata a Napoli il 26 aprile 191 dalla Società Cini & Scali Napoletani. Dopo 155 missioni di guerra fu affondata dall’incrociatore inglese Sirius appartenente alla Forza Q della Royal Navy (3 incrociatori e 2 cacciatorpediniere) mentre, unitamente ai cacciatorpediniere Da Recco e Camicia Nera e alle torpediniere Procione e Clio scortava, diretto a Biserta, il Convoglio H, formato dalle navi trasporto truppe Aventino e Puccini, dalla nave tedesca K7 e dal traghetto Aspromonte.
    Il regio cacciatorpediniere Folgore si difese con le armi di bordo fino all’ultimo ma, colpito da ben 9 cannonate, immobilizzato ed in fiamme, si capovolse ed affondò alle ore 1-16 del 2 dicembre 1942.
    Perirono con la nave 123 uomini su 165 componenti l’equipaggio.
    Il comandante, Capitano di Corvetta Ener Bettica, si inabissò volontariamente con la sua nave.
    Il corpo del sergente furiere Marino Bello fu rinvenuto, in avanzato stato di decomposizione, il 1° aprile 1943 sulla spiaggia di Centola.

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    Nicola Sibilli

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    2/12/1942 – 2/12/2018. In memoria ed onore di tutti i caduti, e in memoria ed onore dei superstiti tra i quali mio padre Consales Antonio classe 1924, deceduto il 2/08/2007, che per tutta la sua vita la mattina del 2 dicembre cadeva in un pianto a dirotto nel ricordo dell’accaduto. Lui è rimasto 12 ore in mare aggrappato ad un relitto fino all’arrivo dei soccorsi. ❤️❤️❤️❤️
    Consales Gabriella

    Ener Bettica (Castagnole delle Lanze (Asti), 15.2.1907 – Banco di Skerki (Canale di Sicilia), 2.12.1942)
    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Castagnole delle Lanze (Asti), 15.2.1907 – Banco di Skerki (Canale di Sicilia), 2.12.1942)

    Ener Bettica nacque a Castagnole delle Lanze (Asti) il 15 febbraio 1907. Intraprese la carriera militare nel novembre 1927 come allievo dell’Accademia Navale di Livorno conseguendo la nomina a Guardiamarina il 4 aprile 1929. Raggiunta il 5 aprile 1934 la promozione a Tenente di Vascello ebbe il comando della regia torpediniera Castelfidardo, poi della regia torpediniera Generale Marcello Prestinari, della regia torpediniera Circe ed infine della regia torpediniera Polluce, al cui comando si trovava all’inizio del secondo conflitto mondiale.
    Il 16 giugno 1940 al comando della Polluce in acque siciliane, in cooperazione con le altre unità della 13ª squadriglia torpediniere affondò senza superstiti il sommergibile posamine inglese Grampus. Promosso Capitano di Corvetta nel settembre 1940, il successivo 28 ottobre ebbe l’incarico di direttore del Centro Studi ed Esperienze dei Servizi Ottici della Regia Marina di Pola lasciando tale mansione il 5 novembre 1942, quando venne designato comandante del regio cacciatorpediniere “Folgore”.
    Nel dicembre del 1942 il Folgore ingaggiò presso i Banchi di Skerki (tra la Sardegna e l’Africa settentrionale) un furioso combattimento contro le soverchianti forze alleate della Royal Navy. Inizialmente furono usati i siluri con i quali forse veniva colpito l’incrociatore Sirius, e poi i cannoni, scatenando una furibonda reazione avversaria. Il Folgore fu rapidamente colpito da numerosi proiettili che provocarono gravissimi danni e incendi. Tuttavia la nave proseguì il combattimento fino ad esaurimento delle munizioni, tentando poi di dirigere su Cagliari, ma i danni ricevuti ne provocarono uno sbandamento tale da impedirne la salvezza.
    Messo in salvo l’equipaggio, il comandante Ener Bettica si inabissava con la nave alle ore 01:16 del 2 dicembre 1942. Nella furiosa battaglia del Banco Skerki che costò più di 2200 caduti, solo del Folgore perirono 4 ufficiali, 13 sottufficiali e 107 marinai.

    Al comandante Ener Bettica, decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria è stato intitolato un pattugliatore della Marina Militare (classe Comandanti)
    Il comune di Castagnole delle Lanze ha intitolato al comandante Ener Bettica la via principale che attraversa il centro storico.
    A Lido di Ostia (ROMA) esiste una Piazza intitolata al Comandante Ener Bettica.

    Onorificenze
    Medaglia d’oro al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro al valor militare
    «Ufficiale Superiore di alte virtù combattive, chiedeva con insistenza di imbarcare su siluranti nonostante che per una sua specifica e geniale attività tecnica fosse destinato a conservare una destinazione terrestre.
    Ottenuto il comando di un cacciatorpediniere, nel corso di un aspro combattimento notturno contro una formazione avversaria, composta di incrociatori e cacciatorpediniere, con impavido animo si lanciava due volte all’attacco delle unità nemiche e, incurante della violenta reazione, con freddo ardimento e serena abilità, riusciva a portare a segno i suoi siluri, dalle distanze più serrate, con sicuro effetto distruttivo di una delle navi avversarie. Gravemente colpita la sua unità in più parti, trovandosi nel cuore della formazione nemica, ed esauriti i siluri, proseguiva per oltre mezz’ora di combattimento col cannone fino all’estremo limite di ogni possibilità. Dopo aver provveduto alla salvezza dell’equipaggio, affondava con la nave al suo comando, immolando la vita sempre e tutta fieramente dedicata alla Marina, al suo progresso ed alla Patria». — Canale di Sicilia, 2 dicembre 1942

    Medaglia di bronzo al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare
    «Comandante di silurante, all’avvistamento di un sommergibile nemico assecondava prontamente la manovra del caposquadriglia intesa ad evitare i siluri e conduceva quindi a fondo con perizia, metodo e spirito aggressivo la caccia contro l’unità nemica, conseguendo sicuri effetti distruttivi dalle armi impegnate.» — Mediterraneo centrale, 16 giugno 1940

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